Museo archeologico di Monteleone Sabino
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Il Museo Archeologico “Trebula Mutuesca” è stato realizzato dal Comune di Monteleone Sabino e dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio grazie al contributo economico della Regione Lazio, ed è stato allestito utilizzando esclusivamente materiali archeologici provenienti dall'area della città sabino-romana di Trebula Mutusca e dal territorio circostante. Gran parte degli oggetti nelle vetrine centrali appartiene al deposito votivo e sono databili fra IV e III secolo a.C., a questi si aggiungono reperti dalla città, soprattutto d'epoca imperiale; i pezzi in pietra sono tutti riferibili alla Trebula romana, e vanno dal I secolo a.C. al IV d.C. Dall'ingresso, dopo aver ammirato il leone (simbolo di Monteleone Sabino) in pietra calcarea bianca, che originariamente sorvegliava l'accesso ad un sepolcro romano del I secolo a.C., si osservino i primi tre pannelli (1-3) che inquadrano geologicamente e storicamente l'area della Media Sabina, riportando anche i passi degli autori antichi che menzionano Trebula e la zona limitrofa (Virgilio, Stradone, Plinio il Vecchio, ecc.). Sul lato opposto altri tre pannelli (4-6) fanno riferimento all'epoca preromana, con particolare descrizione dei culti locali, come quelli dedicati ad Angizia e Feronia, e del deposito votivo rinvenuto presso la chiesa di S. Vittoria, indagato negli anni 1958 e 1980, cui sono riferibili i materiali contenuti nelle vetrine attigue. |
Le vetrine sono allestite tipologicamente: nella A ci sono alcune teste in terracotta, fra le quali spiccano la a1, di uomo con velo e la a2, femminile, con alcuni particolari dipinti, come la collana e i lunghi orecchini a catenella. Nel ripiano inferiore si notano alcuni esemplari rifiniti a stecca, come la a5 e la a7, mentre la a4 risente dell'influsso della scultura magnogreca. Nella vetrina B è particolarmente importante la statua di bambino (b10) rozza ma efficace, mentre nel ripiano inferiore sono conservati vari animali votivi, bovini ed equini; in alto, alcune ceramiche di uso domestico. |
La vetrina C contiene, oltre a piatti e vasi di uso comune (scodelle coperchi e piccoli contenitori) un nutrito campionario di arti votivi in terracotta, fra cui si nota un piede con calzatura (c8) un altro molto ben rifinito (c15) e una mano stilizzata (c13). La vetrina D conserva materiale di varie provenienze e cronologie, fra cui spiccano molti vasi “a vernice nera” (notevole soprattutto il d6, dipinto a fluidi motivi vegetali): per lo più coppe e ciotole, anche con stampi di fabbrica e graffiti |
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eseguiti dopo la cottura al forno.Nel ripiano inferiore ci sono anche oggetti d'uso comune come lucerne a olio (d22-24) e pesi da telaio (d16-18) oltre a piccoli oggetti di bronzo, come un gancio da cinturone e un sigillo inciso (d28).
Proseguendo la visita si passa alla sezione di Trebula Mutuesca in epoca romana, in cui sono esposti pannelli storico-descrittivi (nn. 7-10) e alcuni reperti scultorei, come un rilievo raffigurante un gladiatore vittorioso (a) un altro con scena di combattimento (b) il torso di una statua di un personaggio con un mantello militare (c) e una statua togata acefala (d). E' anche interessante una ricca decorazione a motivi vegetali ad altorilievo entro cassettoni (e) posta originariamente all'interno di un arco, oltre alla parte inferiore di una scultura che raffigura il sacrificio di un toro (f). |
Dalla parte opposta all'ingresso si apre la seconda sala che ospita i reperti provenienti dai più recenti scavi. Sui lati dell'accesso, due pezzi in marmo dall'area dell'anfiteatro: un frammento di statua panneggiata e un capitello ben lavorato, ambedue di epoca imperiale.
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In fondo alla sala troneggia una grandiosa iscrizione, in marmo, ottimamente conservata e restaurata, l'epigrafe ricorda il rifacimento dell'anfiteatro avvenuto nel 115 d.C., sotto l'impero di Traiano. Nella vetrina a destra dell'epigrafe ci sono alcuni frammenti di statue in bronzo, fra cui spiccano un piede calzato e una mano, più grande del vero. Dall'area del tempio provengono vari oggetti in metallo, fra cui un paio di pinzette in bronzo; interessante anche una scelta di marmi colorati che decoravano vari edifici di Trebula Mutuesca e una serie di lucerne in terracotta databili al V secolo, rinvenute recentemente negli scavi della catacomba sotto la chiesa di Santa Vittoria. |
Nella sezione successiva, epigrafica, sono esposte alcune iscrizioni latine e viene raffigurata e commentata (11) la Lex Familiae Silvani, lunga epigrafe che riporta lo statuto di un' associazione religiosa del I sec. d.C. Notevole, per la precisione e la bellezza delle lettere incise, un'epigrafe con dedica ad un Rufus (g) mentre particolare è una lapide funeraria (h) che ricorda Titus Maltinius, morto a poco più di un anno e definito karissimo dai genitori. Concludono la visita quattro pannelli (12-15) che ricordano la nascita, in periodo medievale, del paese di Monteleone Sabino, nonché lo sviluppo, sin dall'epoca tardo-romana, del culto per la giovane Vittoria, martirizzata e sepolta presso Trebula,nel luogo dove dapprima sorse un piccolo cimitero a catacomba e poi, nell'VIII secolo, una chiesa che assunse l'attuale aspetto romanico nel XII secolo. |
(Testi del prof. Federico Tron tratti dal sito crea.html.it/sito/trebula/index.htm)
Il Museo Civico Archeologico “Trebula Mutuesca”
si trova nell'edificio Comunalea in via Lucio Mummio, 11
CAP 02033 Monteleone Sabino (Rieti).
Tel. 0765/884014
Fax 0765/884340
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